Rites et pratiques sociales
La quête de Saint Antoine abbé à Arsita
En l’honneur de Sand’Andonijë
Di casa in casa, fra contrade rurali e case sparse, le squadre di questuanti portano i loro canti devozionali all’imbrunire. Entrano nelle abitazioni, salutano chi li accoglie, narrano attraverso la musica le storie di Sant’Antonio abate, il potente protettore delle stalle e degli animali domestici, venerato dai contadini. Il fuoco del camino riscalda ogni incontro, vino e biscotti aiutano i girovaghi a proseguire i loro itinerari fino a notte fonda.
Giovanni Serrani, gennaio 1997
L’uso rituale della questua cantata in onore di Sant’Antonio abate richiama alcuni elementi della sua biografia, trasmessa da Sant’Atanasio. Nato nel 251 a Koma, in Egitto, e morto a Quolzoum nel 356, il 17 gennaio, all’età di centocinque anni, Antonio conduceva una vita eremitica in luoghi isolati, nutrendosi grazie a offerte alimentari; la sua lotta contro i rumorosi demoni avveniva con l’aiuto del canto e della preghiera. Era inoltre considerato un potente taumaturgo, in grado di guarire da gravi malattie e di liberare dalla possessione diabolica.
L’ordine degli Antoniani fu ufficialmente fondato in Occidente nel 1297, ma l’attività di religiosi ispirati al santo egiziano era radicata già da tempo: i suoi seguaci erano specializzati nella cura dell’ergotismo e nel soccorso ai poveri, accolti in fondazioni e ospedali. Vivevano di questua e allevamento di maiali pubblici – nutriti dall’intera comunità –, per il mantenimento delle strutture e delle terapie a base di grasso di suino. Ammalati e maiali erano annunciati da campanelli, al pari dei suonatori che girano per la questua con un campanello, fissato alla sommità di un bastone. La squadra questuante odierna ripropone inoltre l’immagine del gruppo di eremiti al seguito del santo, o quello degli Antoniani in questua per raccogliere i beni da destinare ai poveri e agli ammalati. Il canto e la musica sono gli strumenti che conferiscono potenza al rituale: secondo le credenze locali purificano i luoghi dalle influenze negative, così come per Sant’Antonio abate erano gli strumenti per sconfiggere il Demonio.
Ad Arsita, ai piedi del Monte Camicia, la questua rituale è particolarmente sentita, in paese e nelle contrade rurali. Gli itinerari domestici sono compiuti nei giorni che precedono il 17 gennaio, per celebrare oltre al santo i rapporti di parentela e di vicinato, le amicizie, i legami e le alleanze sociali che formano il tessuto della comunità. Accogliere le squadre in cammino è un onore e viene offerto sempre un rinfresco, assieme a beni alimentari da portare via: salsicce, lonze, formaggi, biscotti e, talvolta, galli, conigli e altri animali vivi.
Dalle ricerche dell’etnomusicologo Marco Magistrali emerge un’ampia e radicata attestazione della pratica. Nella contrada dell’Acquasanta, in occasione degli itinerari domiciliari, si esegue In onore di Sand’Andonijë, un canto introdotto negli anni Cinquanta del Novecento dai diasillari (cantori girovaghi questuanti) provenienti dall’area settentrionale della provincia di Teramo. Il canto, conosciuto, come altri, anche in forma di urazijionë (orazione), fonde in un’unica figura l’abate egiziano e Sant’Antonio da Padova, aumentandone così poteri e attributi legandoli alla storia di un superbo e avido mercante, punito per la sua miscredenza, a ricordare agli uomini l’obbligo dell’umiltà e la potenza del santo degli animali.
Urazijonë de Sand’Andonijë / Oraisons de Saint Antoine
Arsita (TE), octobre 1998. Enrgistrement de Marco Magistrali, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.
éucotez le morceau



En l’honneur de Sand’Andonijë
Les joueurs d’Acquasanta
Photo de Marco Magistrali, Arsita (TE), janvier 1997, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.


En l’honneur de Sand’Andonijë
Dans les maisons
Photo de Marco Magistrali, Arsita (TE), janvier 1997, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.


En l’honneur de Sand’Andonijë
Le chant rituel
Photo de Marco Magistrali, Arsita (TE), janvier 1997, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.


En l’honneur de Sand’Andonijë
Dans la place
Photo de Marco Magistrali, Arsita (TE), 17 janvier 1997, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.


En l’honneur de Sand’Andonijë
Donato Di Marcoberardino
Photogramme tiré de la vidéo de Marco Magistrali, Arsita (TE), janvier 1995, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.
REGARDEZ LA VIDÉO
La quête d’Acquasanta
Arsita (TE), janvier 1997. Tournage de Marco Magistrali, Archives Marco Magistrali et Association Altofino.
Transmission et sauvegarde
Le squadre di suonatori sono costituite da uomini e ognuna fa riferimento a un anziano, considerato l’anello di congiunzione con il passato anche se non è più in grado di compiere i giri augurali; è il punto di riferimento permanente per le scelte del testo e delle melodie. Alcune squadre conoscono diversi canti per l’occasione, ma più il gruppo è unito e maggiormente si riconosce in uno di essi in particolare. La storia dei testi e delle melodie è fatta di continue rielaborazioni: nel corso del Novecento sono stati introdotti o rimodellati diversi canti di questua, e In onore di Sand’Andonijë è uno di questi, a testimonianza della grande duttilità e capacità di adattamento della trasmissione orale, anche attraverso forme di redazione scritta che tornano in seguito a essere veicolate tramite l’oralità.
La questua ad Arsita è ancora praticata in alcune contrade, come l’Acquasanta, e i repertori sono vivi anche grazie all’opera di valorizzazione e consolidamento compiuto nell’ultimo ventennio dall’Associazione Altofino e dalla correlata manifestazione estiva di Valfino al Canto, nella quale hanno spesso preso parte le stesse formazioni questuanti impegnate negli itinerari domestici durante la festa di Sant’Antonio abate.
Le ricerche intensive di Marco Magistrali, compiute in particolare nella seconda metà degli anni Novanta del Novecento ma costantemente aggiornate negli anni seguenti, hanno contribuito alla rivivificazione del fenomeno e hanno inoltre consentito di documentare e salvare dall’oblio repertori poi caduti in disuso e connessi alla devozione per Sant’Antonio abate, come le orazioni da cui derivano molte delle stesse storie cantate nelle questue.