Rites and social practices

The Christmas fire in Nerito

The Eve of Light

Dai boschi del Gran Sasso a una piccola piazza di un paese montano, gesto su gesto, l’uomo celebra l’incontro di legna e fuoco. A Nerito di Crognaleto, la mattina della Vigilia di Natale, un gruppo di uomini dispone con meticolosa cura, pazienza e cognizioni costruttive ereditate dai più anziani, tronchi e rami di diverse dimensioni in una base di terra circolare, predisposta per l’occasione. È la pira destinata a illuminare e riscaldare la comunità fino all’Epifania, da quando, all’imbrunire, verrà infuocata dalla particolare bocca di accensione, realizzata durante le fasi conclusive di elevazione della struttura. Per due lunghe e fredde settimane sarà un luogo di incontro, di scambio, di raccoglimento.

“Mia nonna mi diceva che il fuoco serviva a riscaldare Gesù quando arrivava, e a far trovare per quella circostanza la comunità unita e raccolta. Lo raccontavano i vecchi”.
Pietro Ceci, 24 dicembre 2017

Il fuoco di Natale di Nerito appartiene a una costellazione di rituali contrassegnati dall’accensione di fuochi in campagna o in montagna, in relazione a particolari ricorrenze calendariali, come i solstizi e la confluenza operata in seguito dal Cristianesimo con feste religiose e con il culto mariano e quello di alcuni santi: Sant’Antonio abate, San Giovanni Battista, San Giuseppe, San Tommaso e numerosi altri. Le ipotesi locali e i relativi discorsi, soprattutto in tempi recenti, tendono a ricondurre le origini del fuoco a epoche remote, precristiane, secondo una frequente abitudine tesa a evidenziare l’antichità dei rituali per suffragarne l’importanza attraverso una lunga continuità storica.

I racconti degli anziani, tuttavia, sembrano dire altro, legando strettamente l’uso del fuoco della Vigilia alle vicende della nascita di Cristo, all’attesa del suo arrivo e alla necessità di riunificare in tale circostanza la comunità attorno a un’azione rituale significativa, che nasca dalla cooperazione pacifica, dalla condivisione e dall’opportunità di raccogliersi attorno a un evento catalizzatore. Il fuoco serve così a scaldare la nascita di Gesù, e a tenere viva l’attenzione di questo accadimento prodigioso e salvifico fino all’Epifania, manifestazione della divinità di Cristo all’arrivo dei Magi ma anche ricorrenza del suo battesimo nel fiume Giordano.

La comunità maschile del paese si riunisce attorno alla preparazione di una grande pira, la cui costruzione sembra ispirarsi alla tecnica di realizzazione delle carbonaie, un tempo molto praticate nei boschi circostanti. Luogo segnato dalla storica presenza di boscaioli Nerito crea la sua pira su base circolare, attraverso la giustapposizione di tronchi e rami via via più piccoli, che ne determinano la caratteristica forma conica. Il fuoco di Natale esalta la dimensione sociale del rito, fondato sulla cooperazione permanente dai giorni che precedono la costruzione, necessari a raccogliere un ingente quantitativo di legna (circa 150 quintali), ai giorni seguenti, quando si deve alimentare costantemente il fuoco (con ulteriori 200 quintali circa) fino alla sua estinzione, il 6 gennaio.

In passato la pira era più piccola, e ogni famiglia contribuiva con un quantitativo di legna sottratto a quello necessario a tenere vivo il focolare domestico; così come, nei giorni successivi all’accensione, era compito di ciascuno portare qualche tronco per alimentare il falò collettivo. Da alcuni anni i mezzi meccanici hanno semplificato alcune fasi costruttive rendendo al contempo possibile l’elevazione di una pira di più imponenti dimensioni; è consuetudine inoltre concluderne la realizzazione allestendo la parte anteriore con tronchi scolpiti e decorati con una motosega e un pirografo.

La sera della Viglia, quando è ormai scuro, il falò viene acceso dopo la benedizione del parroco. Secondo la tradizione trasmessa in paese l’azione è compiuta dal più anziano, in segno di rispetto e di continuità della pratica e della stessa comunità, o da figure di particolare rilievo designate di volta in volta. Al chiarore caldo del fuoco acceso trascorrono le sere e le notti, in compagnia dei paesani e dei familiari, tra chiacchiere e racconti, come davanti a un gigantesco camino.

The sounds of construction

voices; sounds of wood and mechanical equipment
Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017. Recording by Emanuele Di Paolo, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.

Listen to the track

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The Eve of Light
Construction of the bonfire
The initial stages of construction of the bonfire starting from the base, made with heavy logs.

Photos by Gianfranco Spitilli, Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.
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The Eve of Light
Raising of the beam
Pietro Ceci monitors the correct raising of the beam, made from a tree which he cut down in the woods surrounding the town.

Photos by Gianfranco Spitilli, Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.
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The Eve of Light
The opening and the beam
The final phases of construction of the ignition opening and the fixing of the beam.

Photos by Gianfranco Spitilli, Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.
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The Eve of Light
Beam and branch
When the construction of the bonfire is finished, a branch of a fir tree is fixed on the top of the beam.

Photos by Gianfranco Spitilli, Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.
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The Eve of Light
The fire
The fire is lit through the ignition opening, illuminating the small village square .

Photos by Gianfranco Spitilli, Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.

Watch the video

The construction of the ignition opening

Phases of construction of a bonfire ignition opening.
Nerito di Crognaleto (TE), 24 December 2017. Video footage by Stefano Saverioni, Don Nicola Jobbi Study Center Archive/Bambun.

Cultural transmission and protection

La pratica appare viva e sentita, nonostante il crollo demografico che Nerito di Crognaleto ha subito nell’ultimo cinquantennio, e, ulteriormente, a seguito della doppia sequenza sismica del 2009 e del 2016-2017. Le persone che se ne occupano, raccolte attorno alla locale Pro-loco e coordinate da Antonio Filipponi, cooperano con passione e dedizione alla realizzazione della pira, attività che impegna un’intera giornata nella fase di innalzamento e richiede un faticoso lavoro di reperimento della legna necessaria ad alimentarlo, prima e durante la combustione, prolungata fino al 6 gennaio.

Il gruppo principale è eterogeneo ma esclusivamente maschile, formato da persone che oscillano fra i venti e i quarant’anni circa, in parte legate da rapporti di parentela. L’elevazione della pira e le varie fasi di costruzione sono tuttavia attentamente sorvegliate dai più anziani, che transitano in piazza, si trattengono un po’ o restano nei pressi per tutta la durata della costruzione, coadiuvando anche in alcune operazioni particolari, come il reperimento, trasporto e innalzamento della stanga, o la predisposizione del forno di combustione e il rivestimento finale.

La sera partecipa al momento dell’accensione un nutrito numero di persone; anche nei giorni seguenti, fino all’Epifania, la piazza e il fuoco sono frequentati costantemente, in particolare quando la stessa Pro-loco organizza iniziative di animazione per favorire la presenza del paese e di visitatori. Le associazioni locali hanno inoltre promosso iniziative di valorizzazione nel corso degli anni, cooperando anche alla realizzazione di un documentario della RAI regionale.

L’articolata pratica costruttiva è stata trasmessa e anche soggetta a modifiche, adattamenti, migliorie, come lo spostamento verso l’alto della bocca di accensione operato nel 1966 da Elio Ceci. L’approvvigionamento della legna è oggi facilitato dai mezzi meccanici e dalla continuità della presenza sul territorio, sebbene ridotta rispetto al passato, di boscaioli e ditte di lavorazioni forestali.

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